La
scorsa settimana abbiamo tenuto Assemblee Telecom in tante realtà dell’Emilia Romagna.
Abbiamo
condiviso con le lavoratrici e i lavoratori del gruppo Telecom Italia
tutte le preoccupazioni (qualcosa di più) sulla nuova “era”
Telefonica in Telecom Italia.
Sono
fortemente a rischio gli interessi nazionali, indipendentemente dal
passaporto di Telefonica.
Non
c’è solo la questione, già presente nel passato, della sicurezza
delle comunicazioni del paese, che deve essere ovviamente finalmente
affrontata, ma ci sono molte perplessità sulla possibilità che il
settore delle TLC, da tutti indicato come uno dei settori volano per
la ripresa economica in Italia e in Europa, possa disporre delle
risorse economiche necessarie per lo sviluppo della RETE a banda
ultralarga, come previsto dal progetto della UE che prevede entro il
2018 la copertura della nuova RETE per il 60% della popolazione
(siamo circa al 14% di copertura, contro il 30% medio degli altri
paesi europei).
Un
ruolo fondamentale in questo progetto dovrebbe giocarlo Telecom
Italia, ma riteniamo difficile che Telefonica, causa l’alto
indebitamento e probabilmente lo scarso interesse, possa garantire i
necessari investimenti.
E
non può non essere anche un interesse nazionale la sopravvivenza di
una delle pochi grandi aziende rimaste sul territorio nazionale,
operante anche al di fuori dei confini nazionali.
Non
è infatti solo fortemente a rischio per il futuro il perimetro
occupazionale (spezzatino societario e conseguenti ricadute
occupazionali), in virtù del modello organizzativo che Telefonica
adotta da anni in “casa propria”, ma è anche a rischio
nell’immediato la tenuta finanziaria della Telecom. Non procedendo
ad una vera ricapitalizzazione (e non finta come lo è il bond
convertendo sa 1,3 miliardi di EURO scaturito dal CDA del 7 novembre)
di Telecom, il declassamento del debito già decretato da parte di
alcune società di rating, porterà ad un sempre maggiore esborso
economico che Telecom dovrà pagare in interessi per continuare a
finanziare il debito (debito che non ci stancheremo mai di ricordare
non frutto di bilanci negativi, ma frutto delle varie scalate
societarie appunto a debito, successivamente scaricato su Telecom),
mettendo in discussione la sostenibilità economica di Telecom.
Quanto
scaturito dal CDA Telecom del 7 novembre conferma in larga parte le
nostre preoccupazioni.
Non
sono stati annunciati esuberi (e difficilmente poteva essere
diversamente visto che la maggior parte dei lavoratori sono in CdS
fino alla metà del 2015, ma dopo……..), ma è ben presente un mix
di finanza creativa già tristemente nota nel passato di Telecom
(vendita e successivo riaffitto delle torri e degli immobili
rimasti), unitamente alla vendita/svendita di un asset importante e
altamente remunerativo: Telecom Argentina.
E’
anche annunciato un impegno per investire circa 9 miliardi di EURO
nel corso del triennio 2014-2016, senza però minimamente menzionare
dove e come sarà reperita questa cifra.
Riteniamo
che a questo punto l’unica soluzione percorribile sia quella di
riportare le TLC sotto il controllo pubblico, garantendo l’unicità
aziendale di Telecom e gli investimenti.
Consci
che per la portata degli interessi in campo e per i potenziali
rischi, il solo Sindacato e i lavoratori non sono in grado da soli di
sostenere tale peso, abbiamo provveduto quindi sin da subito, oltre a
sensibilizzare i mezzi di informazione/l’opinione pubblica, a
coinvolgere la Politica e le Istituzioni pubbliche a tutti i livelli.
A
livello regionale si è dato corso a più incontri informativi con i
Parlamentari eletti sul territorio.
A
livello nazionale si è proceduto alle audizioni c/o le Commissioni
Parlamentari Trasporti/TLC di Camera e Senato, unitamente alla
partecipazione e organizzazione di incontri pubblici sul tema e si è
richiesto (unitamente alle Confederazioni CGIL CISL UIL) a più
riprese un incontro con il Governo, che sciaguratamente ad oggi
non ha ricevuto nessuna risposta.
Unitamente
ai lavoratori del nostro territorio riteniamo a questo punto non più
eludibile e indispensabile l’apertura di una vertenza e di una
mobilitazione nazionale.
La
situazione è complessa ed in uno stadio molto avanzato, ma è ancora
fluida e si può (si deve) quindi ancora condizionare gli eventi.
Bologna,
18 novembre 2013
Le
Segreterie Regionali E.R.
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