I Lampadieri

In questa notte scura, qualcuno di noi, nel suo piccolo, é come quei "lampadieri" che, camminando innanzi, tengono la pertica rivolta all'indietro, appoggiata sulla spalla - con il lume in cima. Così, il "lampadiere" vede poco davanti a sè - ma consente ai viaggiatori di camminare più sicuri. Qualcuno ci prova. Non per eroismo o narcisismo, ma per sentirsi dalla parte buona della vita. Per quello che si é. Credi.

Tom Benetollo

giovedì 24 ottobre 2013

documento situazione telecom : posizione slc-cgil

SITUAZIONE TELECOM E POSIZIONE SLC-CGIL IN SINTESI
VALORE DI TELECOM:
alcuni dati
1997 -> Privatizzazione di Telecom e lo Stato vende il 35,2% delle azioni possedute e incassa 13
m.di di EURO (2,07 ad azione) e di riflesso il valore complessivo di Telecom è di circa 38 m.di di
EURO
1999 -> a seguito OPA il 51% delle azioni “acquistate” dalla finanziaria BELL di Colaninno e altri per
circa 31 m.di di EURO, di riflesso valore complessivo di Telecom circa 62 m.di (sono anche gli anni
della bolla di Internet in Borsa).
2001 -> subentra la finanziaria Olimpia di Tronchetti Provera e altri, non procedendo però con un
OPA, ma “acquistando” in trattativa privata da BELL la quota azionaria posseduta del 23%
sufficiente per governare Telecom, per un valore economico di più del doppio rispetto alle
quotazioni di Borsa allora correnti (per un valore complessivo teorico dell’intera Telecom di circa
68 m.di di EURO).
Entrambe le operazioni sono fatte con la “tecnica” di leverage by out (vietata nella maggior parte
dei paesi capitalistici): si compra facendosi finanziare dalle banche e poi si scarica il debito sulla
società “acquistata”.
2013 -> agli attuali valori di Borsa oggi Telecom vale circa 10,8 m.di di EURO.
I ricavi del 2012 sono stati circa di 30 m.di di EURO e il debito è di circa 28 m.di EURO.
I dipendenti Telecom sono circa 43 mila e diverse migliaia nel Gruppo Telecom tra i quali spiccano i
circa 3500 di TI Information Tecnology.
OPERAZIONE TELEFONICA:
Il 22,4% delle azioni Telecom Italia (quota che ad oggi consente di governare Telecom) sono in
possesso della società TELCO.
Gli attuali soci TELCO sono: Telefonica, Intesa, Mediobanca e Generali.
In data 23 settembre 2013 i soci TELCO, alla vigilia della scadenza del patto di Sindacato che unisce
i 4 soci e alla vigilia della scadenza di una parte del debito di circa 1 m.do di EURO che andava
rifinanziato, si sono accordati per cedere tutte le azioni della società a Telefonica in tre fasi:
1) Telefonica passerà a possedere il 66% di TELCO sborsando 324 m.ni di EURO
2) Telefonica passerà al 70%
3) A gennaio 2014 Telefonica potrà acquistare il 100% di TELCO, sborsando complessivamente
(solo) 850 m.ni di EURO per il controllo di Telecom.
SCENARIO:
Telefonica è uno dei più grandi operatori di TLC nel mondo, ma è gravata di un pesantissimo
debito che alla fine del 2013 dovrebbe attestarsi a 47 m.di di EURO e a questi si aggiungerebbero
quelli di Telecom Italia (28).
La UE ha deliberato che entro il 2018 i paesi membri dovranno garantire una copertura del 60%
del proprio territorio nazionale con la banda ultralarga, in modo da consentire di veicolare i servizi
della Pubblica Amministrazione, in un’ottica di miglior servizio all’utente e di risparmio dei costi di
gestione del servizio e questo richiede ingenti investimenti (svariati miliardi di EURO).
C’è un problema di sicurezza relativa alla trasmissione dei dati e della voce, quindi di sicurezza
nazionale, che va indubbiamente risolto, anche se questo problema non scaturisce dalla mossa di
Telefonica, ma è un problema da sempre presente ed è slegato dal tipo di passaporto del
principale azionista di turno (se trattasi di privato).
Il pieno controllo di TELCO e conseguentemente il controllo di Telecom Italia, comporterà la
vendita certa di TIM Brasile e Argentina dove i ricavi attuali (circa il 30% dei ricavi complessivi di
Telecom) e previsti sono alti ed essendo tale vendita imposta dalle Autority di quei paesi
(Telefonica è anch’essa presente su quei mercati con VIVO), si tratterà senza dubbio di una
svendita (visto l’obbligo di vendere) e privando quindi Telecom sia di ricavi futuri cospicui, sia di un
valore congruo per la vendita.
Al netto della crisi economica mondiale: la tenuta occupazionale del gruppo Telecom Italia, la
capacità di Telecom di poter giocare un ruolo nell’inevitabile riassetto delle TLC in Europa e nel
mondo, quindi la salvaguardia di una delle pochi grandi aziende italiane, sono a rischio al cospetto
di questa manovra di Telefonica.
ANALISI E PROPOSTE DI SLC-CGIL:
Per la SLC-CGIL l’avvio del percorso di acquisizione del controllo di Telecom Italia da parte di
Telefonica, in totale assenza di un piano industriale è già di per sé un fatto allarmante.
Per quanto ci riguarda Telefonica difficilmente sarà in grado di presentare un piano industriale
all’altezza della situazione. L’alto indebitamento non consentirà di procedere agli investimenti
necessari per lo sviluppo delle TLC in Italia e non consentirà di procedere ad una ricapitalizzazione
di Telecom (3/5 m.di), indispensabile per evitare l’imminente declassamento del debito Telecom
da parte delle maggiori agenzie di rating.
Sarà fortemente a rischio l’unicità aziendale, quindi il perimetro occupazionale, in quanto
Telefonica, oltre alla necessità di fronteggiare l’elevato debito, opera con un modello industriale
che fa leva sul ricorso agli outsourcer (in particolare nel campo dei Customer).
L’eventuale scorporo della RETE non risolverebbe nessuno dei problemi in campo.
Sicuramente non quello della sicurezza delle comunicazioni (che non si può circoscrivere al solo
mezzo di trasporto).
Metterebbe a rischio la tenuta occupazionale, non solo per chi sarà fuori dalla società della RETE,
ma anche per coloro che saranno all’interno, in quanto saranno fortissime le pressioni dei gestori
dei servizi di TLC per pagare un basso prezzo per il noleggio della RETE, con tutte le conseguenze
del caso.
Lo “spezzatino” societario sarebbe la fine di Telecom Italia ed impedirebbe quindi al nostro paese
di giocare un ruolo (piccolo o grande che sia) nel processo internazionale di ristrutturazione del
Settore. Relegherà la società delle RETE ad operare unicamente sul domestico e l’altra parte di
Telecom diverrà unicamente un brand commerciale di Telefonica o altri.
In nessun altro paese Europeo (ad eccezione del Portogallo) si è dato corso alla scorporo della
RETE dalla società TLC ex monopolista, inoltre nella stragrande maggioranza dei paesi europei i
rispettivi Stati hanno mantenuto un controllo pubblico sulla società ex monopolista e/o sulle TLC
(in diversi casi mantenendo anche una cospicua partecipazione azionaria).
A prescindere dall’operazione Telefonica, Telecom Italia non può comunque avere un futuro
industriale.
Le privatizzazioni in Italia, almeno questo tipo di privatizzazione di Telecom sta andando incontro
ad un disastro industriale.
Lo Stato deve intervenire in questo settore strategico e riportare le TLC sotto il controllo pubblico.
Controllo pubblico che può declinarsi in diversi modi e, relativamente a Telecom Italia, come SLC-
CGIL individuiamo come percorribile la strada dell’ingresso della Cassa Depositi e Prestiti (CDP)
direttamente nell’azionariato di Telecom Italia (e successivamente dovrà essere individuato un
partner industriale, che difficilmente potrà essere Telefonica a causa della sovrapposizione di
interessi in America Latina).
AZIONI INTRAPRESE E DA INTRAPRENDERE:
Di fronte a questo complesso scenario, in cui gli interessi nazionali indubbiamente si intrecciano
con le sorti di un’azienda privata operante in un Settore strategico per il paese, il Sindacato e la
Proprietà non possono essere unici interlocutori, ma lo Stato deve giocare un ruolo attivo.
La SLC ha avviato in primo luogo un confronto al proprio interno, procedendo anche a sessioni di
approfondimento sulla natura della CDP.
Consci che da soli, in questo caso, è possibile spostare ben poco, il confronto è stato esteso anche
in seno alla CGIL (con la quale c’è piena unità di intenti) e con FISTel e UILCOM e rispettive
confederazioni CISL e UIL, con l’obbiettivo di coinvolgere il Governo e il Parlamento.
Unitariamente sono stati richiesti incontri al Governo e alle Commissioni Parlamentari che si
occupano delle TLC (incontro previsto per il 22/23 ottobre).
Per metà Novembre è previsto un confronto pubblico tra il Segretario CGIL Camusso e il Ministro
Zanonato.
In tutte le regioni si sta procedendo ad incontri con Parlamentari eletti nella singola regione.
Si sta cercando di essere presenti in tutti i dibattiti pubblici di approfondimento.
In data 4 ottobre si è tenuto il primo incontro con Telecom “era Telefonica”, in cui unitariamente
SLC FISTel UILCOM hanno sollecitato un Piano Industriale e chiesto il rispetto degli accordi
sindacali sottoscritti in data 27 marzo 2013, stipulati nell’ottica della tutela del perimetro
aziendale (no allo spezzatino societario).
Al cospetto delle risposte interlocutorie dell’Amministratore Delegato (rimandando il tutto al
prossimo CDA del 7 novembre), sono state immediatamente aperte le Procedure di
Raffreddamento previste dalla Legge 146 per la proclamazione dello sciopero.
Il tutto ovviamente non può prescindere dal pieno coinvolgimento delle lavoratrici e dei lavoratori
del Gruppo Telecom Italia (da rammentare il presidio sindacale a Piazza Affari Milano in occasione
del CDA Telecom del 3 ottobre 2013) ed a breve sarà avviato un primo ciclo di Assemblee in tutta
Italia per confrontarsi. 

Bologna, 22/10/2013
Vincenzo Bellaspica
Coordinatore SLC-CGIL E.R. per Telecom


 

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