Che paradosso.
Si parla e straparla di apertura alla società civile, si propagando
primarie presunte rigeneratrici della politica, si evoca l'era della
democrazia tramite social network... e poi quando si tratta di rispettare il
voto popolare (si pensi solo ai referendum per l'acqua pubblica od anche
a quello contro il finanziamento dei partiti) o di permettere la libera
espressione tramite voto, si fanno letteralmente carte false per
imbrogliare il popolo sovrano.
E' il caso dei referendum sul lavoro (lottoperildiciotto): questi referendum (che ricordiamo miravano a ripristinare l'art.18 gravemente colpito dalla Fornero e ad abolire l'art.8 del decreto Sacconi sulla derogabilità di leggi e contratti che tutelano il lavoro) hanno abbondantemente superato la soglia di validità del mezzo milione di firme raccolte. Praticamente del doppio! Un milione.
Peraltro tantissime firme sono state raccolte grazie all'impegno (assolutamente trasversale per quanto riguarda appartenenze e sensibilità politiche) di tanti delegati della categoria, a cui va ancora tutto il nostro ringraziamento. Purtroppo il nostro lavoro rischia di essere vanificato: le firme infatti non possono essere depositate a Camere sciolte. Sarebbe bastato, come formalmente richiesto dal Comitato Promotore, qualche giorno di attesa nello scioglimento delle Camere per onorare quella partecipazione popolare cui, a parole e spesso a sproposito, tutti si richiamano. Ma evidentemente per questo Ceto "politico", il lavoro non è più il baricentro costituzionale della nostra Repubblica.
La nostra lotta però non si ferma, il Comitato referendario ha annunciato ricorso alla Corte Costituzionale. Inoltre sappiamo quali forze hanno appoggiato e quali avversato questi referendum, ed a febbraio cercheremo di dare ad ognuno il suo giusto salario.
Strada piena di insidie anche per il referendum consultivo contro il finanziamento pubblico alla scuola privata che si terrà a Bologna il 26 maggio prossimo: nel Comitato Promotore c'è anche la Cgil, con la categoria di riferimento per la Scuola, la Federazione Lavoratori della Conoscenza. Nonostante il quesito sia chiaro, chiedendo che i finanziamenti del Comune di Bologna privilegino le scuole pubbliche, anche in questo caso il il Ceto "politico" ha fatto un grande polverone. Da un lato vuole farci credere che "privato paritario" e "pubblico" pari sono sul piano delle garanzie di laicità, democrazia, pluralismo e gratuità; peccato che l'art. 33 della Costituzione dica chiaramente che i "privati hanno il diritto di istituire scuole ed istituti di educazione senza oneri per lo Stato" mentre le spese del comune di Bologna ai privati raggiungono il milione di Euro ed invece (o per l’appunto) la scuola pubblica non ha nemmeno i soldi per la carta igienica; dall'altro invocano come alibi l'emergenza delle centinaia di bambini che rimangono fuori dalle liste per la scuola pubblica, ma questa è una "emergenza" che è stata scientificamente programmata e che sarà sempre più alimentata dalla distrazione di fondi dalle suole pubbliche a quelle private.
E' il caso dei referendum sul lavoro (lottoperildiciotto): questi referendum (che ricordiamo miravano a ripristinare l'art.18 gravemente colpito dalla Fornero e ad abolire l'art.8 del decreto Sacconi sulla derogabilità di leggi e contratti che tutelano il lavoro) hanno abbondantemente superato la soglia di validità del mezzo milione di firme raccolte. Praticamente del doppio! Un milione.
Peraltro tantissime firme sono state raccolte grazie all'impegno (assolutamente trasversale per quanto riguarda appartenenze e sensibilità politiche) di tanti delegati della categoria, a cui va ancora tutto il nostro ringraziamento. Purtroppo il nostro lavoro rischia di essere vanificato: le firme infatti non possono essere depositate a Camere sciolte. Sarebbe bastato, come formalmente richiesto dal Comitato Promotore, qualche giorno di attesa nello scioglimento delle Camere per onorare quella partecipazione popolare cui, a parole e spesso a sproposito, tutti si richiamano. Ma evidentemente per questo Ceto "politico", il lavoro non è più il baricentro costituzionale della nostra Repubblica.
La nostra lotta però non si ferma, il Comitato referendario ha annunciato ricorso alla Corte Costituzionale. Inoltre sappiamo quali forze hanno appoggiato e quali avversato questi referendum, ed a febbraio cercheremo di dare ad ognuno il suo giusto salario.
Strada piena di insidie anche per il referendum consultivo contro il finanziamento pubblico alla scuola privata che si terrà a Bologna il 26 maggio prossimo: nel Comitato Promotore c'è anche la Cgil, con la categoria di riferimento per la Scuola, la Federazione Lavoratori della Conoscenza. Nonostante il quesito sia chiaro, chiedendo che i finanziamenti del Comune di Bologna privilegino le scuole pubbliche, anche in questo caso il il Ceto "politico" ha fatto un grande polverone. Da un lato vuole farci credere che "privato paritario" e "pubblico" pari sono sul piano delle garanzie di laicità, democrazia, pluralismo e gratuità; peccato che l'art. 33 della Costituzione dica chiaramente che i "privati hanno il diritto di istituire scuole ed istituti di educazione senza oneri per lo Stato" mentre le spese del comune di Bologna ai privati raggiungono il milione di Euro ed invece (o per l’appunto) la scuola pubblica non ha nemmeno i soldi per la carta igienica; dall'altro invocano come alibi l'emergenza delle centinaia di bambini che rimangono fuori dalle liste per la scuola pubblica, ma questa è una "emergenza" che è stata scientificamente programmata e che sarà sempre più alimentata dalla distrazione di fondi dalle suole pubbliche a quelle private.
Contro tutti i distruttori di Beni Comuni, sapremo costruire una
grande giornata di partecipazione, per quella domenica del 26 maggio…
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